Pro e contro!



ROMA, 16 maggio 2008 - Da Zemanlandia a Spallettiland, perché nel frattempo è esplosa la moda di usare termini stranieri: è l’evoluzione della specie, dall’allenatore che andava sempre all’attacco a quello che senza equilibrio non si va da nessuna parte. Specie non ancora in estinzione, ma pur sempre in pericolo, andrebbe protetta come l’orso bianco in Alaska: centimetri, muscoli e ansia da prestazione minacciano questa tipologia di allenatori come il riscaldamento globale l’orso. Vincere a tutti i costi, buttandola sul fisico, piuttosto che divertirsi prima di pensare al risultato. Di fronte alla minaccia (e all’ultimo esonero), un anno e mezzo fa Zeman si è ritirato a vita golfistica: oggi è più facile beccarlo con una pallina in mano che con la sigaretta in bocca. “L’handicap scende, sono a 22. Giocherò a golf finché non troverò qualcuno che mi faccia fare calcio a modo mio”.
Zeman, nel frattempo si gode la lotta scudetto?
“Con questo entusiasmo? In realtà il campionato si è risvegliato all’ultima giornata, dopo un lungo sonno. L’Inter si è proclamata campione d’Italia a Natale e a febbraio con 11 punti di vantaggio si è sentita tranquilla”.
Troppo.
“Troppo, anche se la Roma ci ha creduto e con un campionato regolare ha approfittato del calo dell’Inter”.
Dicono: i giallorossi hanno buttato il campionato con le piccole. D’accordo?
“No, perché in 38 partite ci sta di perdere a Siena o pareggiare in casa con il Livorno”.
Dicono pure: l’Inter senza favori arbitrali starebbe parecchio dietro la Roma. Lei che dice?
“Che pure se andate a Livorno vi diranno la stessa cosa: che sono retrocessi in B per colpa degli arbitri. Di errori ce ne sono stati tanti, ma non in malafede. E non mi pare che abbiano avvantaggiato solo l’Inter”.
Quindi non ci crede alla storia della Roma-Davide contro l’Inter-Golia?
“Come? Pensavo che la capitale d’Italia fosse Roma...”.
La capitale politica, ma quella economica?
“Ah, in effetti Mancini e Spalletti non hanno avuto a disposizione gli stessi mezzi, due rose diverse per quantità e qualità e quindi anche due ruoli differenti: Mancini gestore, Spalletti allenatore e con questo campionato è riuscito a dimostrare che i soldi non sempre fanno la differenza. È il suo merito”.
Quindi lei lo scudetto lo assegnerebbe alla Roma?
“Se fosse un premio per lo spettacolo sì: la Roma quando sta bene gioca il miglior calcio d’Italia. Però vince chi fa più punti e al momento l’Inter ne ha uno in più, è anche giusto”.
Come? Proprio lei lo dice?
“È in testa dalla 1ª giornata, quindi merita di vincere lo scudetto, anche se è meno squadra dell’altra e sfrutta di più le individualità che possiede”.
Non vogliamo dare neppure una speranza alla Roma?
“Il 20%, perché nel calcio può succedere di tutto anche in 90’. Ma l’Inter ha l’80%”.
Possibilità che i nerazzurri si suicidino ancora?
“Se pensano che contro il Siena hanno fallito solo il primo match point, poche”.
Il rigore di Materazzi potrebbe aver spaccato lo spogliatoio?
“Ma sa quanti hanno fallito rigori in momenti importanti?”.
E allora in che cosa possono sperare i romanisti?
“Magari nell’esonero di Cuper, non era tifoso dell’Inter? A me aveva stupito il suo ingaggio”.
D’accordo con la decisione di vietare le trasferte alle due tifoserie?
“Sì, anche se a Parma l’ambiente è molto meno caldo. Però è giusto, il calcio purtroppo è diventato una guerra”.
Oscar e flop di questa stagione, a parte Inter e Roma?
“L’oscar va al Genoa e a Borriello. I flop sono Palermo e Lazio. Delio Rossi è finito in discussione, ma con Mourinho sarebbe stato lo stesso”. Lotito, evidentemente, non gli è simpatico.



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