Simone Salinno si racconta

Parlando di Simone Salinno, non si può non dire che sia un talento nato per il calcio,un ragazzo umile fuori dal campo e sempre decisivo sul rettangolo di gioco,qualità che lo hanno trasformato nel nuovo principe svevo, superando il concittadino Maiellaro, ex stella del Bari negli anni 90. Qualità balistiche che non passano in osservato quelle di Simone, ma che solo le formazioni professionistiche della Capitanata ossia Foggia e Manfredonia sembrano non vedere,qualità che anche nei campionati professionistici di Lega Pro farebbero la differenza: tecnica,visione di gioco,velocità,fantasia ed imprevedibilità e senso del gol. Doti che in Puglia non ha notato nessuna formazione professionistica, ma che sono state ben viste in America, dove Simone ha giocato per ben 5 anni, in un'intervista esclusiva il principe svevo ci ha raccontato la sua carriera cominciando dagli esordi fino arrivando al suo attuale presente:

"I miei primi passi calcistici li ho mossi nell'oratorio dell'Opera San Giuseppe di Lucera. La mia seconda casa. Ero sempre lì a giocare con i miei amici. Molti di loro per la mia statura mi soprannominarono prima Rui Barros poi Thomas Hassler grandi fantasisti Juventini. Nei primi anni 90, feci un provino per il Foggia Calcio, ad accompagnarci fu, il mio primo allenatore Pasquale Iannuzzi, in quegli anni la squadra rossonera militava in Serie A 1990-1991, era l’era Zeman- Pavone- Casillo. Superato il provino fui preso, ricordo la grande gioia che ed emozioni che ebbi, ma ricordo come se fosse ieri, un torneo in particolare che con il Foggia disputammo ad Abano Terme, fu una bellissima esperienza, ero ancora un bambino ma iniziavo a conoscere la competizione pur avendo soli 10 anni. Dopo l’esperienza in maglia rossonera passai al San Pio X di Lucera,dove realizzati 8 reti, ma soprattutto trovai la mia vera posizione in campo come seconda punta, quel ruolo era visto alla grande ai tempi, allora ci si affida più a loro, venendo adattate nel 4-3-3 come esterni." Cosi dagli esordi nelle giovanili, Simone arriva a parlarci dell’inizio vero e proprio della sua carriera come calciatore"Finita l’esperienza al San Pio X, approdai al Lucera Calcio ai tempi il campionato juniores si chiamava ancora Under 18,agli ordini di Mister Risuglia arrivammo secondi, ed io realizzai 14reti, ma nella stessa stagione ebbi il piacere di partecipare alla festa promozione con la prima squadra,perché ripescata come miglior seconda nel campionato di Promozione. Ricordo che il mio esordio in prima squadra lo feci in coppa Italia fuori casa contro il Canosa,dove vincemmo 1-0 grazie ad una mia rete. Inseguito Mister Torre fidandosi di me,mi fece esordire anche in campionato nel derby contro l’ Apricena dove vincemmo 4 a 0,in quella gara realizzai la quarta marcatura. Ma a parte la rete l’esordio lo ricordo con tanta nostalgia,perché il gruppo di quella squadra era fenomenale, formato da gradi calciatori ma soprattutto da grandi uomini. Successivamente giocai due anni con il Lucera Calcio in Eccellenza, dove realizzai 12 reti il primo anno tra coppa e campionato. Iniziammo la stagione con mister Franco Sante, inseguito sulla panchina sveva arrivò mister Ferdinando De Matthaeis con cui mi trovai benissimo, raggiungemmo la finale di Coppa Italia con il Castellaneta ma perdemmo 2 a 1”. Dopo l’esperienza nel campionato d’eccellenza con la sua squadra, Simone non immaginava minimamente che l’arrivo di mister Matthaeis potesse cambiare la sua vita e la sua carriera calcistica facendolo approdare negli USA“ La stagione 99-00 dopo l’arrivo di mister De Matthaeis ci fu l’occasione di fare una tournee in America,con amichevoli tra New York e New Jersey. Giocammo diverse partite,con squadre di college di terza divisione ed una con I NY Metrostars dell’MLS,oggi diventati NY Red Bull. Il coach della St. John’s University, tra l’altro l’unica squadra della tournee contro cui perdemmo per 1-0, mi selezionò insieme a Mattia Damiani, mio grandissimo amico che ancora oggi è negli USA. La voglia di provare nuove esperienze e di giocare per una squadra straniera,era un’avventura nuovissima, molto emozionante. I primi giorni in America sono stati bellissimi,era pieno Luglio e avevo da poco finito gli esami della maturità,quindi li presi come un premio,andai 2 settimane prima per familiarizzare un po’ con l’ambiente,mentre i primi di Agosto andammo in ritiro a New Yersey per 1 settimana, poi in Portogallo, prima a Lisbona e poi ad Algarve. Quelli furono giorni duri, iniziai a pensare all’estate Italiana, al divertimento dei miei amici e io a correre sempre più ogni giorno. Pensavo ancora all’italiana, fu grazie al mio caro amico Mattia, che in quei giorni mi fece capire che prima o poi quegli stati d’animo sarebbero passati, infatti mi ripresi alla grande. La differenza calcistica del calcio dilettantistico italiano a quello studentesco Americano è stata enorme. Mi trovai catapultato in un ambiente professionistico, il lavoro atletico era di gran lunga superiore a quello che praticavo in Italia. Il lavoro tattico ben organizzato. Mi accorsi subito che era una delle squadre universitarie più importanti d’America." Cosi Simone arriva a spiegarci tecnicamente le differenze tra il calcio statunitense e quello italiano" Il livello universitario di prima divisione può essere paragonato a quello della nostra primavera Italiana. Infatti dopo I 4 anni universitari c’è il DRAF, la selezione della MLS per i giocatori provenienti dal college e dai campionati studenteschi.". Il discorso arriva sulla sua esperienza da calciatore negli USA " Ricordo con piacere tutti I campionati svolti in NCAA DIV I, in modo particolare il mio terzo anno,realizzai 14 goal e fui vincitore della Regular Season, secondo nel campionato regionale, secondo nel campionato nazionale. Potevamo raggiungere un grande traguardo vincendo la finale nazionale, ma perdemmo con l’INDIANA, però vincemmo tutti i trofei che c’erano da vincere.
Durante la mia esperienza studentesca ho avuto anche la possibilità di Laurearmi in Graphic Design, perchè a differenza delle società italiane giovanili, in America si unisce l’utile al dilettevole. Non c’è giocatore che esca dal college senza aver preso una laurea. E di questo ne dovrebbero prendere atto tutti i giocatori di qualsiasi serie. Quindi dopo I miei 4 anni di college sono stato invitato al Super Draft della MLS. Dico invitato perchè scelgono loro chi può andarci o meno, purtroppo andò male, ma sono contento lo stesso per come sia andata. Molte le motivazioni per la quale non venni preso ma è andata così e quindi non posso che avere il mio bellissimo ricordo di quei giorni a Los Angeles.
La cosa che però mi inorgoglisce di più è di aver portato con il mio piccolo contributo a conoscenza il nome della mia città, Lucera e del mio paese l’Italia. Ovunque sia andato da New York a Los Angeles vicino al mio nome c’era sempre scritto Lucera,Italy. E anche per questo io ne andavo fiero”. Nonostante Simone sia tornato in Italia con i suoi amici negli USA non ha mai perso i contatti anzi “Con molti dei miei amici di squadra sono ancora in contatto, alcuni giocano in MLS altri in seconda divisione. Due dei quali sono fiero di aver giocato insieme sono Shalrie Joseph adesso ai New England Revolution e Crhis Wingert che gioca nei Real Salt Lake. Ultimo a far parte dell’MLS è il portiere Neal Kitson nei Washington Wizard, molti altri li ho avuti contro o insieme al Draft”. Arriva cosi il momento dell’analisi sull’attuale momento del calcio USA “ Il calcio è cresciuto molto negli Stati Uniti, se si pensa che la MLS è nata nel 1996 subito dopo I mondiali del 94. In pochi anni sono riusciti a portarsi gente come Mattaheus, Donadoni, Klinsman, Galderisi e ultimamente Beckham per far nascere lo sport più vecchio del mondo, la dov’è uno sport ancora in secondo piano. Ma sta crescendo e sicuramente l’arrivo di molti campioni serve per pubblicizzare altri che sono meno conosciuti ma altrettanto bravi. Gli stadi sono una cosa favolosa, prima di ogni partita nel parcheggio ci si intrattiene con barbecue e amici, è una cosa favolosa.
La MLS può paragonarsi ad una serie A Italiana, forse non ha ancora i mezzi per affrontarle e per vincere, ma bisogna finirla con lo sminuire gli altri campionati. Loro crescono sempre più ,noi, invece restiamo sempre gli stessi, è non detto che nei prossimi anni non ci sia nessun italiano a giocare in USA. Del calcio Americano mi manca molto la preparazione alla partita, che era molto professionale. La voglia di battersi per la propria maglia e di aiutarsi per la squadra, si pensava molto come squadra, era importante sapere che potevi essere anche il più talentuoso, ma al primo posto dovevi mettere quello che aveva bisogno la squadra da te, per questo mi ha impressionato molto la mentalità dei miei coach: David Masur, Marc Reeves e anche se per poco Giovanni Savarese”. Si arriva cosi ai saluti finali “ Nel calcio come nella vita niente è per certo, con i miei amici negli USA mi sento spesso, e vorrebbero che giocassi con altre stagioni.
Nell’immediato c’è il Lucera, poi non si sa. Per quanto riguardo la stagione americana, mi auguro possa vince la MLS una delle due squadre dove ho amici, New England o Real Salt Lake, Anche se quando ero al college tifavo per I METROSTRARS”.


Autore: Davide Piteo

fonte Sudsport



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