Inter Juve e la palla... avvelenata!!

Quella fra nerazzurri e bianconeri non è mai una partita qualsiasi. Ecco tutte le polemiche che da sempre l'hanno contraddistinta.

MILANO, 21 novembre - Guarda un po' chi c'è lì sopra. Le solite note, a margine del Milan. Inter e Juventus, come ai bei tempi, quelli non terremotati da Calciopoli. Di nuovo per lo scudetto, le fidanzate d'Italia, forse per questo si odiano un po'. La Beneamata e la Signora, prima e terza in appena tre punti e con il Milan nel panino. E con una storia antica di vecchi dispetti e rancori più o meno recenti. Non si sono mai amate davvero. Ma Calciopoli ha trasformato il derby d'Italia nella 'madre di tutte le partite', con i suoi duelli a distanza. Ibra e Del Piero a parlare coi fatti, Mourinho e Ranieri a parlare soprattutto. Sono loro, i tecnici, la nuova faccia della rivalità che riapre le vecchie ferite. A Torino sanguina ancora quella più profonda: due anni fa la revoca di due scudetti, di cui uno assegnato a tavolino proprio ai nerazzurri, la retrocessione in serie B e l'Inter a fare la morale. L'anno scorso, al ritrovarsi in A, i presidenti qualche stilettata al passato non se la risparmiarono. Poi quest'anno, ancor prima che il campionato cominciasse, Mourinho e Ranieri hanno cominciato a sfottersi a distanza.
PRIMO SCONTRO TARGATO '60 - Ecco il riepilogo dei veleni, per tenerlo e aggiornarlo alla prossima occasione. Si comincia 48 anni fa, stagione 1960/61. La pietra angolare della rivalità di oggi. La Juve è ancora quella di Boniperti e Sivori, l'Inter è da poco diventata quella di Helenio Herrera. Il 16 aprile 1961 si gioca a Torino, con la Juve prima e l'Inter staccata terza a 4 punti. I cancelli del Comunale non reggono, entrano 10.000 persone in più di quante ce ne starebbero, molti si sistemano a bordo campo, in due vanno addirittura a sedersi sulla panchina di Herrera. L'Inter chiede di non giocare, l'arbitro Gambarotta è di avviso contrario. Dura 31 minuti, poi la folla straripa e l'arbitro sospende. È 0-2 a tavolino, per la Juve si mette male col Milan a -1 e l'Inter a -2. Il 26 aprile la Lega ratifica il risultato ma la Juve non si arrende, il giovane avvocato Chiusano ricorre alla Caf che alla vigilia dell'ultima giornata ordina la ripetizione della gara. Ma la Caf è organo federale, di quella federazione presieduta da Umberto Agnelli che è anche presidente della Juve. L'Inter grida allo scandalo e nella ripetizione, che si gioca a campionato finito ed è ormai ininfluente per lo scudetto, Angelo Moratti manda in campo la squadra Primavera. Non c'è storia, la Juve vince 9-1 nell'ultima partita di Boniperti e la prima di Sandro Mazzola.
LO SCONTRO IULIANO-RONALDO - La rivalità resisterà negli anni, per tornare ad espoldere al primo torto, al primo dubbio. Fino ad arrivare a un'altra data famosa, il 26 aprile 1998. Si gioca ancora a Torino: la Juve è quella della Triade, prima con 66 punti, l'Inter è quella di Ronaldo, seconda con 65. Sull'1-0 Iuliano va a far muro contro Ronaldo in area, il Fenomeno rimbalza a terra ma Ceccarini non fischia. S'infuria pure un galantuomo come Gigi Simoni, che entra in campo mentre dall'altra parte Ceccarini dà rigore per fallo di West su Del Piero (lo parerà Pagliuca). Finisce 1-0, lo scudetto andrà alla Juve, all'Inter resterà solo nuova rabbia.
SIFE DEL NUOVO MILLENNIO - Nel terzo millennio il fuoco non smette mai di bruciare. È un continuo botta e risposta: il 19 ottobre 2002 Vieri riagguanta la Juve in mischia, c'è un fallo di carica su Buffon che Collina non vede. «A San Siro è crollata la diga del Vajont», dirà Moggi polemico.
MANCINI VS. MOGGI - Nel tempo va sempre peggio, fino ad arrivare alla stagione 2005/06, quella che sfocerà in Calciopoli. È un crescendo. Il primo battibecco già a fine agosto, dopo la supercoppa vinta dai nerazzurri. Moggi sarcasticamente parla di un'Inter che lotterà per il secondo posto, replica stizzito Mancini: «Non devo rispondere a Moggi, ma è lui che dovrà rispondere a qualcun altro tra un po».
IL CASO ZORO - Poi si ricomincia in campionato. L'Inter ha appena battuto la Fiorentina 1-0, con un gol di Martins nato da un fuorigioco di Adriano. Giraudo ironizza sui presunti favori ricevuti dall'Inter. Risponde ironico Facchetti: «Io ho un foglietto in cui sono elencati tutti i torti subiti da noi. Mentre per elencare i favori ricevuti dalla Juve ci vorrebbe un libro». Secondo round di polemiche a fine novembre. L'Inter vince a Messina ma scoppia il caso Zoro dopo gli insulti e i 'buuu' razzisti del settore interista del 'San Filippo' all'ivoriano. Partita sospesa, poi ripresa, parapiglia e lieto fine. Moggi: «L'Inter rischia una squalifica». Da Parigi risponde Facchetti: «Non sapevo che adesso Moggi facesse anche il giudice sportivo». Esce allo scoperto anche Tronchetti Provera: «Uno dei motivi per i quali l'Inter non vince è che non si piega a giochi di potere». E Mancini ci mette il carico da undici: «Per me Facchetti è stato sin troppo signore nel rispondere così a Giraudo. Io avrei risposto in ben altro modo».
LA GUERRA DURANTE CALCIOPOLI - La battaglia diventa guerra a maggio, quando scoppia Calciopoli. Alle prime intercettazioni Mancini va giù durissimo: «Credo che ci sia da piangere per quello che è successo, bisogna solo vergognarsi e basta. Questi sono fatti gravissimi: diventa inutile arrabbiarsi, soffrire e preparare le partite e poi scoprire che una cosa è già stabilita». Per la Juve della Triade è l'inizio della fine: la squadra va in serie B, Moggi, Giraudo e Bettega spariscono. Per l'Inter sono i giorni della rivincita. Moratti si prende tutto: il passato, uno scudetto, Ibrahimovic e Vieira. E mentre la Juve espia le sue colpe in B l'Inter vince lo scudetto dei record ma pure uno scudetto dimezzato secondo il popolo bianconero. Senza la Signora non vale, questo il senso. L'anno scorso si ritrovano. All'andata finisce 1-1, senza vendente nè rivincite. Al ritorno però vince la Juve a San Siro, 2-1, prendendosi anche lo sfizio di riaprire virtualmente il campionato alla Roma. L'ultimo sgarbo, in campo e senza troppe chiacchiere. Almeno fino a sabato.
da Tuttosport



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